mercoledì 16 giugno 2010

In missione per conto di Dio

 000051  Il 16 giugno 1980 avevo nove anni e non ho la minima idea di cosa abbia fatto e non ricordo nulla di quel giorno. Di recente però ho scoperto che è la data esatta in cui negli Stati Uniti è uscito il film The Blues Brothers.
I primi ricordi legati al film sono la locandina italiana col sottotitolo "I fratelli Blues", una cartolina promozionale con un improbabile slogan tipo "La coppia più esplosiva dopo nitro e glicerina" ed il prossimamente al cinema (il trailer lo hanno inventato diversi anni dopo) con un sacco di bella musica. Poi ho visto anche il film, compatibilmente con il tempo necessario affinché una prima visione passasse anche in provincia. Da questo punto i ricordi si fanno più nitidi o forse viziati dalle numerose visioni successive.

Fatto sta che da allora ai Blues Brothers associo numerosi ricordi piacevoli.

La colonna sonora del film è stato il primo cd che ho comprato (1985) e, nonostante quell'uccellaccio del malaugurio di commesso, funziona ancora benissimo a distanza di un quarto di secolo.

Ad una festa di carnevale (1987) io e mio fratello (vero) siamo entrati dalla finestra e abbiamo ballato al ritmo di "I can't turn you loose" con tanto di aggiustatina finale al nodo della cravatta (sono disposto a pagare qualsiasi cifra per rivedere la registrazione video originale).

A New York (1990) ho cenato con Fazio (a proposito, ciao sommo poeta) sotto la bacheca con i cappelli e gli occhiali originali. Sì, proprio quelli nella foto qua sopra.

Ad un posto di blocco (1995) ho detto che avrei controllato la patente con il CEPICS.

E poi ripeto spesso
"Non è il bicchiere giusto, signore" quando verso lo champagne;
"Non vi strappate i capelli" quando finisce un'esibizione da piano-bar;
"Io li odio i nazisti dell'Illinois" quando si parla di gruppi fanatici;
"Sono 126 miglia per Chicago" quando si parte con gli amici;
"Le cavallette" quando qualcuno la spara grossa.

Dico spesso queste battute, tra le occhiate di intesa con chi le capisce e la sconsolata sopportazione di chi mi vuole bene. Le dico da trent'anni, senza sapere chi incolpare per avermi attaccato questa passione mania. Forse il nonno che gestiva il cinema del paese (a quando un post su di lui?). Forse è stato il destino.

Forse.

Di sicuro non è stata colpa mia.

2 commenti: